si porta a roma… il glossario pseudo romanesco (parte 1: verbi base)

A Roma l’italiano si parla. Più o meno. Cioè anche l’ultimo dei burini risulta grossomodo comprensibile dal forestiero medio. La peculiarità sta che molti romani, all’interno del fluente italiano capitolino, consentono l’introduzione indebita di parole strane. Spesso sono convinti che siano parte della lingua italiana. Magari le pronunciano senza intonazioni diatopiche, inserendole con leggiadria in periodi subordinati. All’estremo opposto si situano i poracci duri, che di queste esternazioni ne fanno un vanto, credendo di rispolverare la nobile lingua popolare di Trilussa.

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versi di Trilussa, a piazza Trilussa, in Trastevere

In un caso e nell’altro, la conoscenza di alcuni vocaboli è necessaria per relazionarsi in città. Sono democratici, intergenerazionali e attraversano le classi sociali, senza discriminazioni né di capitale culturale né di capitale sociale.

E così a volte il fuorisede appena arrivato in capitale finge comprensione e compiacenza, ma – almeno all’inizio – non capisce un emerito cazzo. Qui si prova a facilitare l’impresa interpretativa: il glossario del pseudo romanesco.

vietato-pisciare

vietato pisciare

Pisciare – v.tr. [sogg-v-arg] – è un must assoluto. Si pisciano eventi, appuntamenti, riunioni… ma soprattutto a Roma si pisciano le persone. Si si, in maniera transitiva. “Ieri ho pisciato Tatiana, ero troppo stanco per ascoltare le sue cazzate”. Rimuovi dalla tua mente l’immagine di Tatiana espulsa dalle tue vie urinarie o oggetto di poco ortodosse pratiche sessuali. Semplicemente a Tatiana hai dato buca, le avevi promesso ti saresti sorbito le sue paturnie amorose e poi invece l’hai pisciata, appunto.

Tagliarsi – v.rifl. [sogg-v] – ha una componente abbastanza tragicomica. Qui si tagliano tutti. A tratti ti sembrerà di vivere in una città di isterici emo autolesionisti: gente che dichiara di tagliarsi dalla mattina alla sera. E per di più lo dice col sorriso sulle labbra, come se niente fosse, sentendosi molto la Rettore. “Quando sto con Tatiana mi taglio, sta’ Tatiana fa tagliare”. Puoi evitare di andare in giro a fissare le braccia di tutti gli amici di Tatiana: stanno solo dicendo che è divertente.

Hamtaro 03

ham ham ham

Rosicare –  intr. – è un verbo dadaista. All’inizio credi di avere a che fare solo con decelebrati che a trent’anni ancora vedono Hamtaro e rosicano coi loro incisivi. Poi opti per il piano B: citazione del proverbio, ma dopo poco il contesto ti rivela che questi non risicano né rosicano. “Tatiana ha trovato i biglietti per il concerto dei dei Depeche all’Olimpico, quella fighetta me sta a fa rosicà”. La verità è che questo verbo rievoca il consumarsi interiore dell’invidioso, quell’insopportabile contorcimento di interiora provocato dalla maledetta Tatiana che va al concerto e te no.

Spizzare –  v.tr. [sogg-v-arg] – è il mio preferito. Nessuno dà pizze in faccia, i pestaggi lasciamoli fare ai neofasciti. “Ahò, quello sta a spizzà a Tatiana”.  Approfonditi studi etimologici da me condotti hanno dimostrato scientificamente che è una trasfusione semantica dal gioco delle carte. Qui si tratta di uno sguardo provocatore, sottecchi, nascosto ma non troppo, come quando si scoprono le carte de poker. Tatiana, nonostante sia tarchiata e francamente bruttarella, in questa occasione è stata oggetto di sguardi interessati alla sua fisicità.

Accollarsi – v.rifl. [sogg-v] – credo sia visionario. Chi lo usa può dare l’idea di essere una vacca (o un bue, fai te) con al collo un carico. No, a Roma non sono tutti tori (se lallero…) e nemmeno mucche. “Tatiana ha un po’ rotto i coglioni, ovunque andiamo s’accolla”. Ecco, puoi anche evitare di visualizzare la grassa Tatiana che pende da un cappio legato al tuo collo. L’immagine è molto meno raccapricciante, ma spesso altrettanto funesta. Da tale affermazione si evince solo che Tatiana è solita attaccarsi come una cozza a persone che poco gradiscono la sua compagnia. Porella.

E ora, smetti di chiederti chi sia Tatiana (e Luana?!), clicca i link delle parole per imparare un po’ di grammatica e aspetta la prossima parte del glossario pseudo romanesco.

6 thoughts on “si porta a roma… il glossario pseudo romanesco (parte 1: verbi base)

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