si porta a roma… la guardia medica turistica

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eccola, è lei: la merla portafreddo

Ebbene si, i fuorisede fuoriposto non sono immortali. Mo’ ci son pure sti giorni della merla superfreddi (ma poi, sta moglie del merlo da noi che vorrà mai?!). Anzi, seppur tendenzialmente giovani siam soliti convivere con scaldabagni che scaldano poco e termosifoni poco termici, oltre alle intemperie e a dosi d’alcol poco gradite al sistema immunitario. “Di notte leoni e di giorno coglioni” mi è solito dire il coinquilino di merda che mi ritrovo.

S.O.S. MALATTIE VENEREE

E’ quindi probabile che ogni tanto, nelle tue follie capitoline, ti possa ritrovare ad aver bisogno di un medico. Dopo una sbronza, per l’ennesima malattia venerea, per farti prescrivere gli antibiotici che il farmacista non vuole darti sottobanco. Ovviamente non hai la residenza a Roma – se ce l’hai non sei né fuorisede, né fuoriposto, quindi stai alla larga da sto blog. Il tuo medico di famiglia è dove sta la tua famiglia, quindi lontano, appunto.

No, non sei destinato a morire per un’influenza. Siamo nel 2014 e Roma è una delle capitali del G8. Il capitalismo occidentale di salverà. O meglio, il sistema sanitario nazionale. Evita di chiamare altri disperati come te alla ricerca degli antibiotici scaduti nel 2006. Certo, puoi farti portare al pronto soccorso, ma se non sei in fin di vita rischi di doverci rimettere anche dei soldi. E poi ti auguro che la cosa non sia così grave e tu possa avere la forza di camminare sulle tue gambe fino a Trastevere.

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voci di corridoio fanno sapere che la dottoressa della guardia medica turistica di Trastevere non ha per niente ispirato questo giocoso fumetto

TRASTEVERE E LA GUARDIA MEDICA TURISTICA

Qui – ovvero in via Emilio Morosini 30, una traversa di viale Trastevere, all’interno dell’ospedale Regina Margherita – c’è la luce verso la salute: la guardia medica turistica. Aperta dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20: è gratuita  e con medici disposti a firmare prescrizioni mediche senza manco chiederti come ti chiami. Oddio, un documento serve pure, ma null’altro. La dottoressa un po’ pienotta che ti si paleserà davanti sostituisce in tutto e per tutto il medico di famiglia che hai ancora assegnato al tuo paesello d’origine.

Se sul pisello t’è spuntato un bubbone rosso, se hai un herpes più grande del tuo occhio, se la febbre è salita oltre i 38… non ci vuole mammà per dirti di farti vedere da un medico. E allora prendi il tram 8, fatti vedere e  ti diranno loro dove farti curare. Ah, mi sa che c’è da pagare il ticket.

si porta a roma… i saldi poracci

Per il vero fuorisede fuoriposto i saldi non sono ancora iniziati. Disgusto e indignazione appaiono sul suo volto quando legge di sconti del 20 e del 30 %. I saldi sono quelli dal 50% in su. E’ evidente che le svendite del fuorisede fuoriposto iniziano la settimana prossima se non l’altra ancora.

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per ogni partecipante al seminaked party desigual, un libro di Calvino prende fuoco

 Ha ignorato il seminaked party alla Desigual di via del corso perché si vergogna della sua panza e sa bene che a Roma i saldi termineranno il 15 febbraio. Quindi conta di farci anche il regalo di san valentino a quella sfigata con cui è solito accompagnarsi. Ma c’è modo e modo di girar per saldi. O meglio, almeno tre modi.

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lo spacchettamento inaugurale dell’H&M di via del corso: stracci ben confezionati

 IL CENTRO. Il fuorisede fuoriposto si presenta in centro giusto 3 o 4 volte l’anno. Un paio di queste sono per i saldi. Si mette il cappottino, il foulard e le finte Clarks e parte alla volta di piazza del Popolo. Qui ha il primo grande bivio davanti a sé. Fare via del Babuino provando a mescolarsi ai ricchi senza riuscirsi oppure buttarsi nella caciara di via del Corso e comprare le pezze di piazza italia. Anche se comprerà solo H&M e Alcott potrà sempre dire in giro di aver fatto shopping in centro. Al massimo di concederà il lusso del finto cashmere a 25 euro delle bancarelle bangla. E tornerà nella sua amata stanza doppia di san lorenzo pieno di nuovi coloratissimi stracci che profumano di centro storico e che reggeranno al massimo 4 lavaggi in lavatrice.

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il labirinto alienante di Porta di Roma: stracci superorganizzati

IL CENTRO COMMERCIALE. I più coraggiosi fanno finta di avere l’auto e quindi credono di disporre dell’intera capitale. Confidano nell’Atac e quindi contemplano i vari Porta di Roma e Euroma2 tra le possibili location di shopping selvaggio. Pieni di energie partono in direzione centro commerciale, dopo circa un’ora di viaggio della speranza iniziano a vagare per i millemila metri quadri di negozi. Il loro coraggio scema sempre più quando si rendono conto che le uniche vetrine accessibili sono sempre le stesse. Cioè Alcott, piazza italia e H&M: gli stessi di prima, che poteva avere a 15 minuti di autobus. Comprerà alcuni stracci coloratissimi che profumano di capitalismo e alienazione. Anch’essi reggeranno 4 lavaggi.

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mercato vintage al pigneto, ultima domenica del mese: stracci di quartiere

IL QUARTIERE. Poi ci sono i duri e puri. Quelli che non si schiodano dal pigneto manco per i saldi. Che rimangono aggrappati ai negozietti pseudo vintage di san lorenzo. A loro non frega nulla che è per il quarto anno di seguito che in quella vetrina c’è la stessa borsa zebrata “che fa tanto punk”. Li vedrai a zonzo tra le stesse quattro strade dove mangiano, vivono, studiano (?), si riproducono e forse moriranno. Lì e solo lì cercano i capi con cui agghindare il proprio corpo, prediligendo lana cotta (esisterà la lana cruda?), maglieria dai toni pastello e borse di cuoio. Anche in questo caso il bottino sono degli stracci coloratissimi, che profumano di centro sociale e piscio di cane. La lana cotta resiste a qualsiasi trattamento: plus durata lavatrice, 8 lavaggi.

Di quartiere, capitalisti o centrali, rimangono sempre e solo irresistibili e coloratissimi stracci da fuorisede fuoriposto.

si porta a roma… la (non) befana di piazza navona

In queste settimane di festività piazza Navona smette di essere uno dei posti più belli di Roma per trasformarsi in un suk di dolcetti e giochi da fiera che perfino da Torvaianica sono scomparsi dagli anni 80. Scappa dalla stucchevole mela caramellata, scappa dall’infernale giostra dei cavallucci e concentrati sulla Befana. I romani la preferiscono a Babbo Natale. E così il 6 gennaio la Befana si palesa a piazza Navona e fa la gioia di tutti i bambini.

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pz navona, da piazza a suk è un attimo

Tu, fuorisede fuoriposto, so che vuoi integrarti nell’humus culturale e folkloristico della capitale. Per questo motivo hai già anticipato il tuo rientro a Roma fissandolo prima del 6 gennaio – se non vi hai già passato il capodanno. Con chiunque parli ti diranno che si paleserà, che si calerà dall’alto, appesa a un filo e a cavallo di una scopa. E allora tutti al freddo e al gelo immersi nel suddetto suk la sera del 5 gennaio, attendendo la Befana insieme a centinaia di bambini sognanti.

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2 euro e passa la paura: anche in camera tua l’inquietante befana colorata.

ore 23: vabbè aspetteranno la mezzanotte. ore 24: vabbè la befana pure fa ritardo, a mò di metro b. ore 1 del 6 gennaio: chiediamo ai commercianti… lo sconcerto nei loro occhi. Se manco parlassi loro di ufo e extraterrestri. Mai vista Befana a piazza Navona. Il panico, lo sconcerto. Non ti fidi, decidi di cercare un uomo di stato a cui affidare le tue speranze. Ti accontenti anche di un vigilante privato. Non sa di cosa parli, ti fissa con lo stesso sguardo che potrebbe dedicare ad un cagnolino zoppo. Nulla, le certezze che aveva l’intera cittadinanza romana fino al 4 gennaio, la sera del 5 gennaio si dissolvono. Non era vero nulla. Nessuno ha mai visto una sfigata travestita da befana a piazza Navona. LA BEFANA NON ESISTE.

Per affogare la tua delusione – dato che il 5 è noto, si va a ballare non si sta al freddo in mezzo ai bimbi – non ti resta che addentare una graffe alla nutella – che qui amano chiamare ciambella calda… mah –   e rotolare fino alla fermata del 492.

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la befana non esiste, consolati con una graffe calda

Ciò è l’accaduto di circa 363 giorni fa. Anche allora gli organi di stampa parlavano dell’atterraggio della Befana a piazza Navona, nella notte tra il 5 e il 6. Anche allora la raccontavano come una tradizione della città, a cui non mancare. Anche allora tutti i conoscenti e amici romani giuravano su ciò che avevano di più caro che la Befana esiste ed è un appuntamento immancabile.

Ma la befana 2013 non è mai esistita. E il mio infreddolito naso è rimasto inutilmente puntato verso il cielo fino alle due di notte, insieme a quello di tanti altri bambini sognanti e assonnati. Questo post vuole fare giustizia. Piscia piazza Navona e trascorri la tua Epifania con la fidata Peroni nella piazzetta di san lorenzo.

si porta a roma… regali di natale da TIGER: top 5

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Hai deciso che le tue finanze non ti permetteranno di far regalo di Natale alcuno? Anche quest’anno vuoi giocarti la carta del fuorisede poraccio per non fare regali nemmeno a tua sorella? FRENA. I danesi sono venuti in tuo aiuto. Esci da San Lorenzo, arriva sulla Tiburtina, poco dopo il ponte… oppure mettiti in metro A, arriva fino a Giulio Agricola e vai da Tiger, la catena danese di negozi per regali decenti sotto i 5 euro… ma anche sotto i 2. In pratica è una ammasso di oggetti inutili che sembrano utili. Ovvero la definizione del perfetto regal(in)o di Natale. Una volta varcata la porta di Tiger non farti confondere da tutto il marasma di inutilità in cui sarai immerso. Qui hai i 5 regali perfetti, non ti serve altro.

Ah, se sei di Roma3, forse ti conviene il punto vendita di piazza della Radio. Se invece sei ricco o vuoi sentirti tale, ce n’ uno in centro, in piazza Cairoli.

Ah Ah, se hai un cuore e dei nipotini, con quattro euro c’è il mini bowling di legno. Lo volevo anch’io. [bimbominkiamode – OFF]

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l’irresistibile inutilità dell’egg timer

5. EGG TIMER. Nessuno lo userà mai, ma quando lo regali sembra na cosa figa. Non è il vibratore a forma d’uovo di Shortbus, ma un uovo finto che si mette nell’acqua bollente insieme alle uova. E si decolora in base alla cottura: morbido, alla cocque, sodo. Perfetto per l’amico impedito che non sa nemmeno farsi le uova sode. appena lo avrà tra le mani si sentirà un po’ Clerici un po’ Parodi, poi lo dimenticherà nel cassetto della cucina preferito dalle blatte.

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sumo-danaio: il salvadanaio per la tua amica grassa e povera

4. SUMO-DANAIO. Il salvadanaio per la tua amica grassa. Tutti ne hanno una. Se proprio a Natale, quando sta per metter su altri quattro chili, vuoi farle credere di vivere nel musical Hairspray (grasso è bello, remember?), puoi regalarle il Sumo-danaio. Così le ricordi anche che è povera, oltre che grassa. Irresistibile, enorme – il salvadanaio, non lei – e a soli 3 euro.

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sentirsi figa come fa lei. con solo otto euro di cuffie.. se se credici…

3: SUPER CUFFIE COLORATE. Con queste fai il figurone: 8 euro per averle viola, rosa, verdi o arancioni. Tanto il tuo amico terrone non sa dell’esistenza di Tiger nel mondo, quindi crederà in un costo di almeno 15-20 euro. Quando si renderà conto che la musica si sente meglio con gli auricolari cinesi, te sarai già tornato a Roma e potrà odiarti solo a distanza. E poi chi è che va in giro co ste scomodissime cuffione per sentire bene la musica? Servono solo per sentirsi fighi no?

2: TIMBRI HIPSTER. Questi sono tanto inutili quanto baffuti, ma se hai l’amico hipster – ce l’hanno tutti, magari in coppia con l’amica grassa di cui sopra –  gli regalerai un paio di orgasmi. Poi se vuoi proprio dissipare tutte le tue finanze ci sono anche le bag baffute a 2 euro. Tanto per i fuorisede fuoriposto le bisacce sono come le mutande: non sono mai troppe.

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preparati all’orgasmo del tuo amico hipster

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l’unica cazzata che ho comprato anche per me. irresistibile.

1: FIASCHETTA. Questa è il top. Con quattro euro di acciaio inossidabile farai il regalo più amato da ogni fuorisede fuoriposto. Cioè quella categoria umana che va solo a serate free entry e poi non vuole spendere manco un euro per bere. La fiaschetta è decisamente radical, ma anche più chic della bottiglietta di plastica col vodka lemon già miscelato. Se sei maschietto ci sta in tasca, se sei femminuccia non sarà notata dal buttafuori che controlla le borse all’entrata. Da amare incondizionatamente. E da comprare anche per sé.   

si porta a roma… fotocopiare libri

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gli odiosi anelli dei libri fotocopiati: lunga vita alla spillatura selvaggia

 

Inizia dicembre e il fuorisede fuoriposto prende atto che la sessione invernale si avvicina. Nel mentre, gli viene anche comunicato che i corsi ai quali si è fatto mettere la firma per tutto il semestre – senza mai presentarsi a lezione, of course – hanno dei pre appelli per frequentanti prima di Natale. Ansia e disperazione sono dietro l’angolo. Keep calm. Primo passo: procurarsi i libri. E nel vocabolario del fuorisede poraccio “procurarsi” si legge “fotocopiare”. 

FINANZA E SIAE, MULTE E SEQUESTRI

Ed ecco che subentra un ulteriore panico. Perchè se per tutti noi è normalissimo fotocopiare libri interi, finanzieri e Siae non sono dello stesso avviso. E non sono leggende metropolitane quelle che narrano di studentesse indifese beccate coi libri fotocopiati all’uscita della copisteria, e punite con una supermulta. Da Tiburtina a San Lorenzo, non è più così facile trovare chi copia l’intero libro o addirittura tiene già tutto salvato nell’hard disk. Perfino a fotocopiolandia/viale Ippocrate è tempo di vacche magre. Ma non desistere: anche se la legge italiana vuole impedirti di studiare, questo semestre te la caverai. C’è chi assicura che a viale Ippocrate siano rimasti fotocopiatori scaltri e rapidi, o chi mette te a fotocopiare il libro – in modalità nonvedo-nonsento-nonparlo. Ma è diventato spesso indispensabile avere un libro originale da cui partire.

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breaking news: fotocopie, è scontro ideologico tra finanzieri e studenti

L’USATO FOTOCOPIATO

Tale accanimento dello Stato contro i poveri studenti – si legga poveri in senso letterale, mi raccomando – interpone un ulteriore ostacolo tra il fuorisede fuoriposto e gli esami di gennaio. Ovvero ottenere un libro da cui far fare le fotocopie per il corso intero. Se gli studenti dell’anno precedente possono venderne alcuni, c’è prima da trovare lo sfigato che studierà dai libri fotocopiati usati. “fotocopiato usato” è davvero la quintessenza del poraccio: leggere un testo già sottolineato è una continua sfida con l’intelligenza del precedente possessore. L’esperienza cultè  l’interpretazione dei grafici senza senso lasciati ai margini: ed è un attimo che ci si sente Tomb Raider nelle tombe egizie. In più il fotocopiato usato è presumibilmente pronto a disfarsi alla prima sfogliatura: studierai convinto che il libro sia di 4 capitoli, per poi scoprire a due minuti dall’esame che gli altri 3 ti hanno abbandonato. Volati via una pagina per volta… altro che scripta manent.

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fotocopiato usato: nemmeno il potere delle tette di tomb raider riuscirà a farti interpretare le sottolineature del precedente possessore

L’ORIGINALE

E poi ci sono sempre i prof che vogliono l’ultima edizione oppure cambiano i testi da un anno all’altro. Ovviamente le mille biblioteche romane non avranno il libro che serve a te. Per questi casi non c’è storia: qualcuno se lo deve comprare originale. Scarta subito l’idea di fare collette. Il vero poraccio non maneggia spiccioli e lo sforzo organizzativo è immotivato. Tanto il tempo ti darà ragione. In tre fasi.

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i fuorisede fuoriposto: astuti manipolatori delle teorie studiate sui libri – fotocopiati, ovviamente

FASE 1: la guerra psicologica. Quando si prende atto di questa necessità inizia una guerra psicologica tra i vari studenti del corso: tutti aspettano che l’altro lo compri. Prima o poi qualcuno cede. Ai secchioni inizia a salire l’ansia ad ottobre perché ancora non hanno tutti i libri… e corrono in libreria. Appena il secchione di turno viene avvistato a lezione con il libro originale inizia la fase del corteggiamento per farselo prestare.

FASE 2: il corteggiamento. Il fuorisede fuoriposto sarà spietato. Manderà la figa della classe dal più nerd di tutti a chiedergli il libro. Dopo anni in cui non lo ha nemmeno salutato, senza neanche ricordare il suo nome, la zoccola opportunista con fare suadente prometterà un caffè in cambio del libro.

FASE 3: la riproducibilità selvaggia. A quel punto è fatta: fotocopiato una volta, le preziose copie passeranno di mano poraccia in mano poraccia, di copisteria in copisteria. D’altronde è l’era della riproducibilità tecnica, vero Benjamin?

IL GENIO

Fin quando non spunterà il genio, che il giorno dopo il primo appello di gennaio – che il genio puntualmente salta, volendosi passare il Natale in santa pace – andrà dai cari colleghi che hanno sostenuto l’esame: “ma non è che potresti prestarmi i libri? tanto a te non servono più; lo faccio a febbraio e te li riporto”. Inutile dire che nel freddo inverno del 2009 risposi affermativamente a una domanda del genere… e quelle fotocopie ancora sono a prender polvere nella zozza stanza del genio, cronicamente fuoricorso.

si porta a roma… lo street food poraccio: top 5

Il fuorisede fuoriposto è solito mangiare a casa. Poi magari esce e beve due mesi d’affitto, ma sul nutrimento risparmia come manco zio Paperone. Ciò non toglie che ogni tanto lo spuntino fuori casa ci sta. E allora ecco la TOP5 dello street food poraccio capitolino. Tassativamente sotto i 5 euro, cioè il budget che di solito rimane in tasca alla mia amica Jessica di ritorno dalla disco – se tutto va bene.

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gli zozzoni: a porta maggiore è un’istituzione della notte poraccia capitolina

5: LO ZOZZONE, Porta Maggiore. Non è sul podio solo perché le condizioni igienico sanitarie lasciano perplessi. Ma si sa, la sporcizia insaporisce. E allora i paninazzi dello zozzone a porta maggiore restano un’istituzione notturna. Il suo camion in pieno romanaccio style è una delle poche certezze della vita per Jessica. Costo: vario, rapporto qualità-quantità/prezzo imbattibile.

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arancine di Mizzica: Jessica le ingurgita in un boccone solo

4: BISTROT 35, Testaccio, via Monte di Testaccio 35. Qui panino con la porchetta obbligatorio. Piccolo, accogliente e soprattutto economico. Perfetto per il post nottata ai locali supertrash della zona. Jessica lo ama per il pre, con le birre artigianali a prezzi onesti, per iniziare a carburare prima di gettarsi in pasto ai latinos del Coyote. Costo: panino porchetta 3,50.

PODIO DEL GRASSO

3: MIZZICA, piazza Bologna. Le arancine – che nascono donna, sia ben chiaro – qui sono un’istituzione. Jessica a tal proposito ha una posizione polemica: dall’alto del suo palato gourmet sostiene che le arancine di ‘mpare (via Catania, sempre in zona) siano meglio. Approfondite indagini hanno appurato che i due sono fratelli e se li fanno arrivare surgelati dagli stessi fornitori siciliani. Sono identici: realtà 1 – Jessica 0. Costo: arancina 2,20.

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la pizza romana con la mortazza: tappa fidata delle 2 di notte

2: KALAPA’, Pigneto. La patata ripiena Kumpir ha il suo perché, ma non riempie lo stomaco di Jessica, tendente all’infinito. La pita è sicuramente più street. E poi qui l’acqua è gratis. Unico appunto: gli sgabelli non reggono il culone di Jessica. Misura il tuo, sennò fatti fare tutto da portare e mangia accasciato sul marciapiede di fronte. Non credergli quando si dichiara ristorante: è fast food 100%. Costo: pita 3,50, patata 4,50.

1: RENATO, san Lorenzo. La pizza con la mortadella è il classico della notte studentesca a base di Peroni e Tennet’s. Unta, bisunta e straunta, disponibile solo da mezzanotte in poi. A Renato si perdona pure il delitto di pesare la pizza alla pala. Jessica è solita comprarne enormi quantità e poi arenarsi nel mezzo della piazzetta triangolare, riversando i suoi rotoli al suolo. Una rivelazione: il vero nome della piazzetta è largo degli Osci. Jessica quando l’ha scoperto – dopo 5 anni di vita a Roma – è rimasta muta per due giorni. Costo: a peso, WARNING!

si porta a roma… le web radio universitarie

Visto che ormai un festival non si nega a nessuno, sabato scorso il Circolo degli artisti ha ospitato la cerimonia di premiazione del Web Radio Festival. Premi, concorrenti, vincitori, categorie. Tutto in piena formula festival. Mentre a Roma proliferano le radio universitarie, ovviamente web. Spesso sono un laboratorio ideato dalle più o meno fallimentari facoltà di scienze della comunicazione che – invece di fabbricare merendine come suggeriva l’ex ministro gelmini – mettono su delle piccole redazioni radiofoniche.

Spesso goffe, a volte improvvisate, per lo più con un numero di ascoltatori che si contano sulle dita di 4-5 mani. Ma tanto genuine, a tratti simpatiche, g-local e meno ‘ingessate’ di tante radio nazionali. E dato che a Roma non ci facciamo mancar niente, ecco quelle delle uni della Capitale.

radio-luissRADIO LUISS c’ha li sordi (ha i soldi) – e si vede. Palinsesto ricco e con parecchie ore di programmazione. TOT – Travelling On the Tube ti fa girare in giro per il mondo senza muoversi da casa. Info sulle città d’Europa e non solo. Utile per decidere un weekend poraccio, o la città dove andare in Erasmus. Niente male pure la rassegna stampa mattutina, anche in inglese. E per tutto questo c’è pure l’app per il cellulare.

RADIO SAPIENZA ha meno ore di programmazione. Ma alcuni contenuti interessanti. Post.it è un po’ programma di punta: spettacoli, libri, eventi a seconda del giorno della settimana. Il martedì è Post-it Cinema: don’t miss it, a volte ci sono ospiti interessanti radiosapienza_landscape_300x1000 . Fino a qualche settimana fa avevano anche un programma bilingue, scomparso nel mistero. Qui si cercano sempre idee, ogni anno c’è un bando per chi vuol proporre format radiofonici.

RADIO TOR VERGATA è vagamente dimessa, ma altrettanto scanzonata e divertente. Un buon numero di ore dedicate al calcio con il programma Sensible Soccer, attento anche alle categorie minori. Poi c’è la Rassegna-ta Stampa della mattina, condita con un ossimorico mix di musica rock e gossip. Insomma, poracci ma creativi a Tor Vergata.

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E poi, mentre cerco di documentarmi sulle web radio – oltre a non trovarne una di Roma 3 (possibile?!) – scopro che addirittura esiste RADUNI, cioè l’associazione operatori radiofonici universitari – di cui un essere umano di media intelligenza ha difficoltà a capire l’acronimo. E poi ogni anno c’è un FRU. No, non è quella cantante sfigata che ricordano solo i cresciuti negli anni ’90, le cui tracce sono state perse uso sacro Graal. FRU è il festival delle radio universitarie. Ste web radio sono più avanti di quel che il fuorisede fuoriposto medio possa immaginare.

si porta a roma… halloween (per niente) poraccio

Halloween e Capodanno: due momenti in cui il mondo dei fuorisede fuoriposto si divide, senza sfumature di grigio. Chi torna al paesello d’origine, chi ci torna l’1 sfatto e inebetito, chi resta a Roma. Tra questi ultimi, la fauna studentesca di suddivide tra chi va a ballare e chi no. In fase decisionale poco contano le disponibilità economiche: se il fuorisede fuoriposto decide che ad halloween si va a ballare, ci va. Ad ogni costo. E allora che si provi, almeno quel paio di volte l’anno, a farlo con stile, cacciando quei 4 soldi in più e rinnegando la propria indole poraccia esibita con orgoglio tutti gli altri giorni dell’anno.

LA TOP 3

25 euro. MUCCASSASSINA HALLOWEEN: LA NOTTE DEI DILDO VIVENTI

Ti sembra vada aggiunto qualcosa al titolo della serata? Ecco, ad halloween il mucca diventa mucca al cubo, assolutamente poco adatto ai deboli di stomaco. Se sei etero e vuoi entrare di sicuro, procurati la prevendita in questi giorni: non riuscirai a sembrare lesbica con un paio di bacetti a timbro con l’amichetta mentre siete in fila. C’hai provato decine di volte, ma quel maledetto timbrino alla porta non te l’hanno mai messo e hai sempre pagato 20 euro. Basta credere a babbo natale, su.

25 euro. 33 TESTACCIO: HEINEKEN PARTY

Qua ci vieni se vuoi magna’. Non te ne frega niente né dei di fiumi di alcol né dei dildo del mucca. Te vorresti maledettamente essere a casa da mammà che ti cucina LA QUALUNQUE, e invece sei a Roma, dove i sughi pronti del tuodì regnano sovrani in cucina. Ecco allora che il 33 Testaccio prova a colmare la lacuna materna con un super buffet, in attesa del giorno successivo, in cui tornerai in terra natìa.

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glamda @ brancaccio: il più glam di tutti

15 euro. TEATRO BRANCACCIO: Dè Rocky Horror Picture Show | ✝H▲LLOWEEN✝ party 

Ritorna l’appuntamento dell’halloween party al Brancaccio: IL teatro di Roma diventa discoteca grazie ai ragazzi del Glamda (si, quelli dei venerdì estivi al circolo). Dimmi cosa potrebbe essere più chic. Te lo dico io: niente. Prima della serata, verso le 9, si va in scena con il Rocky Horror Picture Show e Paolo Ruffini, ma qui il prezzo lievita fino a 36. Trovati una marchetta da qui a giovedì e poi ne riparliamo.

LE 3 (dignitose) SOLUZIONI PORACCE

10 euro (in maschera). MICCA CLUB: Micca Halloween PArty, ALLA CORTE DEL MARCHESE

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micca club. e la marchesa di #pechinoexpress… dimenticata?

Ecco qua stai attento perché il posto è molto piacevole ma fighettino andante. Quindi modererei la poracciagine del travestimento – tra l’altro indispensabile per non pagare 20 euro. Vai ai magazzini MAS e investi i 10 euro risparmiati in una trashissima vestaglia di raso bianco con pelliccia. Ci vorrà un attimo per diventare Crudelia. Come sempre, burlesque show incluso.

8/10 euro. CIRCOLO DEGLI ARTISTI: SANTA MUERTE HALLOWEEN PARTY

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circolo degli artisti: ansia da locandina a palla

Qui un unico e tassativo travestimento: da morte. Quindi è arrivato il momento di stracciare quelle tendacce da camera tua, lasciare che la signora di fronte ti guardi quando esci dalla doccia e rendere i tuoi scoloriti tendaggi un travestimento da morte. Lascia che sia la fantasia, la tua convinzione e qualche trucco tossico comprato dal cinese a fare gran parte del lavoro.

5 euro. LOCANDA ATLANTIDE

Se non vuoi muoverti da San lorenzo perché già sai che ti ridurrai a uno straccio e non sarai in grado di tornare a casa. Se vuoi investire i tuoi risparmi in alcol e non nell’ingresso a una disco. Se sei convinto che l’1 all’alba sia il momento giusto per visitare – finalmente – il Verano. Per ognuna e per tutte queste possibilità il tuo ovile per la notte del 31 è la locanda Atlantide. Non puoi sbagliare: ci trovi un po’ di rock e un fiume di gente, come tutte le altre volte.

 

si porta a roma… andare per musei: tipi umani

“Roma è un museo a cielo aperto” è il luogo comune che più comune non si può. Dopo il primo mese passato a fare il turista a piazza di Spagna,hai incominciato a chiederti cosa ci sia di museo nel cielo aperto della Tiburtina. Ciò non toglie che il fuorisede fuoriposto sufficientemente radical chic ma non abbastanza hipster adori andare in giro per i vari musei capitolini.

gratis la prima domenica del mese, perfetti al posto dell'after

gratis la prima domenica del mese, perfetti al posto dell’after

GNAM (no, PSY non parlava di questo qui), MACRO, MAXXI, Musei Capitolini. Non sto qui a elencarli, altrove trovi tutte le info che ti servono. L’importante è che sia gratis, sempre o solo una volta al mese: il Palazzo delle Esposizioni è free il primo mercoledì del mese (di pomeriggio e per gli under 30), i vaticani gratis la prima domenica del mese – che equivale ad un’alzataccia alle 6 con preghiera e cilicio annessi. Poi occhio alle giornate speciali, come quella di sabato scorso: leggi i giornali e scoprile.

Ma i fuorisede non sono tutti uguali. L’atto museale implica una differenziazione delle condotte. 

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Le tre età della donna, Gustav Klimt, 1905, alla GNAM

L’inutile dotto è quello che sta da innumerevoli anni a studiare arte, sa che non gli servirà mai a nulla che gli possa portare sostentamento e quindi fa fruttare gli anni sprecati portando gli amici in giro per i musei. Si improvvisa guida turistica, senza rendersi conto che tutte le altre tipologie di fuorisede lo stanno assecondando goffamente, capendo il 25% delle sue parole.

L’interprete di solito studia scienze della comunicazione, quindi presume di sapere d’ogni cosa. O meglio, sa di non sapere, ma è convinto che i suoi studi omnicomprensivi lo abbiamo dotato delle competenze per scoprire ogni cosa con un colpo d’occhio. E allora ecco che ‘Le tre età della donna  ‘ di Klimt (allo GNAM di Valle Giulia) diventa ‘uno sguardo su l’umanità tutta, l’anello che colma l’incomunicabilità intergenerazionale dei giorni d’oggi.

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l’ignorante e il suo concetto d’arte

L’ignorante convinto è totalmente indifferente a qualsiasi suggestione artistica. La sua sensibilità è scossa solo da Miley Cirus che lecca i martelli. Eppure quando si decide di andare ad una mostra s’accolla sempre. Dopo aver sparato un paio di cazzate sulla tipa della biglietteria scompare. lo si ritroverà allo store, cercando di rubare il matitone col logo del museo. Lo riconosci perché conserva il biglietto gelosamente per poi compiacersi del proprio livello culturale quando all’esame lo bocceranno perché non conosce l’italiano.

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il MAXXI è il più cool, perfetto per lo splendido

Lo splendido si presenta alla mostra solo se vi è annesso qualche sorta di vernissage/aperitivo/presentazione. Agghinderà se stesso come avrebbe fatto se mai lo avessero invitato al ballo delle debuttanti e passerà il proprio tempo a sfumacchiare in giro cercando di abbordare l’indifesa sfigatella, venuta da sola al museo con l’occhialetto da segretaria (inconsapevolmente) sexy. Le rivolgerà la parola dopo aver letto una cosa a caso sull’app ‘Musei in comune’.

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se proprio devi rimorchiare in museo, almeno fingi di saperne qualcosa

La sfigatella di cui sopra è per definizione femmina. Non me volere, ma quando si vede qualcuno da solo che vaga tra le opere è quasi sempre un fuorisede di sesso femminile. Magari un po’ sciatta e con la moleskine per prendere appunti sulle sensazioni mistiche che l’arte le sta provocando, all’interno di quel triste golfino infeltrito. Attenzione, da non rivelare allo splendido di sopra: la sfigatella che gli sta rivolgendo la parola – per un buon 60% – è lesbica.

E ora smetti di interpretare, riconosci di essere ignorante, lascia che lo splendido e la sfigatella restino a casa ad accoppiarsi e scova tra i tuoi conoscenti qualche inutile dotto per farti spiegare un po’ d’arte. Si, soprattutto quella contemporanea, quella “che non si spiega”. Oscurità semantica. Ansia. Mah…

si porta a roma… il glossario pseudo romanesco (parte 2: espressioni idiomatiche)

È un onore per me presentarti Luana, la più tenera amica di Tatiana, che hai avuto modo di conoscere quando hai imparato i verbi base del glossario di pseudo romanesco. Sarà proprio Luana a condurti nei meandri di quei misteriosi congiunti di parole che i romani utilizzano per quantificare, modalizzare, colorare il precario e adorabile italiano capitolino.

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puoi dire quello che ti pare, io non ci credo che ricordi come si fanno le divisioni in colonna

‘Na cifra. Quale, non si sa. Sette, tre, nove… boh. A Roma si danno i numeri. Anzi, il numero. O meglio, una cifra, unica e sola. Pare che questa cifra sia qualcosa di mitologico. “A me Luana me piace na cifra” è senz’altro un’affermazione opinabile – essendo la donzella notoria bruttezza – ma dotata di senso. Se mai queste parole ti usciranno di bocca, vorrà dire che avrai perso ogni sorta di senso estetico e che Luana ti piace molto. Preoccupati.

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in teatro dal 1969

‘A buffo non ha nulla a che fare con il nobile mistero buffo di Fo, ma ciò non toglie che una componente misteriosa persiste. A   un certo punto non capisci se ti stanno dicendo che sei buffo o se stanno dando qualcosa a un tipo buffo: l’unica certezza è che Luana è alquanto buffa, ma questa è n’altra storia. “Quella Luana sta sempre lì a parlà a buffo”. Ebbene, Luana non ha un amico di nome buffo con cui è solita parlare. In verità non ha amici, oltre che per la sua bruttezza, perché parla a vanvera e senza motivo.

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che tu ci creda o no, Luana è quella a destra

‘A bestia ti suggerisco di non urlarlo a Luana, che avendo una coda di paglia che arriva fino al raccordo si sentirà chiamata in causa. Ma non si sta parlando della sua – pur innegabile – bestialità. “Luana è andata al concerto dei Depeche con Tatiana, sto a rosicà a bestia”. No, non stai a sgranocchiare una belva feroce. Smetti di sentirti torero, ripassa la parte 1 se ti stai interrogando sul rosicare, e accetta che le due sfigate sono andate al concerto e tu stai rosicando tantissimo.

‘Attaccare un pippone’ è da maneggiare con cautela, come i pacchi di Bonolis. “Che palle, Luana attacca un pippone ogni volta che non la avvisiamo per uscire”. Rimuovi dalla tua immaginazione la scena surrealista in cui Luana contempla tutte le pipe di grandi dimensioni attaccate alla parete di camera sua. Luana è solo un gigantesco accollo che non accetta la propria natura di accollo, e continua a fare noiose lagne inascoltate ogni volta che la si piscia. La cautela di cui sopra è dovuta al fatto che se al posto di ‘attaccare’ usi ‘fare’, la libidinosa Luana potrebbe pensare che vuoi una sega fatta da lei. Io t’ho avvisato, poi valuta il tuo livello di testosterone e comportati di conseguenza.

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nel mentre, Luana è intenta a rotolarsi tra le dune di macchia mediterranea

‘Bella pe te’ è davvero il mio personalissimo oracolo di Delfi. Da interpretare con la consulenza di filologi, linguisti, traduttologi. Insomma, ci sarebbe da mobilitare un intero dipartimento di scienze umanistiche. Confesso che una traduzione univoca ancora non ce l’ho. Ma proverò a spiegarmi con un tenero dialogo. Tatiana: “domani andiamo alla spiaggia nudista di capocotta?”. Luana: “no guarda cara non mi sono fatta la ceretta all’inguine e mi rompo di farmela stasera: passo”. Tatiana: “ok, bella pe te”. Mi rileggo e riconosco che le ultime parole di Tatiana continuano a rimanere oscure sul piano del significato. Forza e coraggio, facciamo un ulteriore sforzo interpretativo. La nostra cara amica vorrebbe comunicare uno stato d’animo che suona un po’ così “non insisto, fatti i cazzi tuoi e se sta bene a te sta bene a me“.

Il pensiero di Tatiana, se esplorato con maggiore profondità, continua con “anzi è pure meglio se non vieni: io e il mio lardo già ci prendiamo mezza spiaggia, non ci sarebbe spazio per la foresta amazzonica che ti ritrovi tra le cosce”. Perché Tatiana e Luana sono sempre delle signore di gran classe, hanno la R moscia come la De Filippi e ascoltano sono radio Monte Carlo. Ma ti assicuro, Jovanotti non ha pensato a loro nel 1996.