si porta a roma… l’acqua del rubinetto

I Romani de Roma bevono l’acqua del rubinetto. Nel Paese in cui si consuma più acqua in bottiglia al mondo, nella capitale tutti sono convinti di avere l’acqua migliore del pianeta. Il che in parte è vero: l’acqua del rubinetto qui è buona. Poi c’è da dire che nella città senza mare l’acqua è ovunque. Due fiumi, tante fontane, terme qui e lì e poi gli storici “nasoni”, cioè irresistibili fontanelle d’acqua potabile sparse un po’ dappertutto (in foto). Qui perfino i cani hanno la loro fontana, quella minuscola di via Veneto. C’è da dire che grazie al secchio apposito anche molti nasoni diventano dog friendly. Ma non è questa la sede per una ricognizione delle fontane romane, che trovate dettagliatissima su wikipedia. (http://it.wikipedia.org/wiki/Fontane_di_Roma)

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In una città così affezionata all’acqua, la tentazione per il pigro fuorisede fuoriposto di non comprare l’acqua al supermercato – da portare a mano a casa – è fortissima. E infatti l’esemplare tipico di questa specie beve con disinvoltura l’acqua che sgorga sempre fresca dal rubinetto. Ciò non toglie che ciclicamente si diffondano allarmi su veleni e/o sostanze tossiche di vario tipo presenti nelle acqua capitoline. L’ultimo è l’allarme arsenico del gennaio scorso, tra l’altro ampiamente provato e documentato. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/07/acqua-inquinata-in-lazio-nella-popolazione-concentrazione-di-arsenico-oltre-soglia/462443/

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Ma cotanta documentazione non impedisce alla variegata popolazione di fuorisede di dividersi in grandi blocchi d’opinione. Da una parte chi per un paio di settimane compra l’acqua in bottiglia, giusto il tempo che i media smettano di parlarne. Contestualmente, per non stare tutti i giorni a caricare casse d’acqua, questo gruppo umano è solito ridurre il consumo d’acqua  – il che credo faccia molto più male di qualsiasi veleno. Il fuorisede politically (in)correct ci mette pure una pindarica polemica contro la lottizzata Acea di Alemanno: “se compro quella in bottiglia faccio guadagnare meno la municipalizzata dei neofascisti”.

L’altra fazione è quella dei duri e puri: è tutto un complotto delle multinazionali   alimentari per colonizzare pure il mercato romano. Giusto un attimo e scatta il complottismo, la connivenza dei media e i discorsi su massimi sistemi e capitalismo. “Se ne inventano di ogni pur di farci comprare dell’inutile acqua in bottiglia”. Su questa adorabile retorica si innesta quella ambientalista: “la plastica delle bottiglie è tutta uno spreco”! Poco importa se l’Unione Europea da anni chiede al Lazio di classificare come “non potabile” l’acqua di alcune province, il fuorisede fuoriposto continua a credere di vivere in un candido paesucolo sugli Appennini in armonia con la natura. Heidi style.