si porta a roma… negoziare i turni delle pulizie

Il caldo è fatale, la sessione di esami estiva pure, e la voglia di pulire casa cala vertiginosamente. I fuorisede lo sanno: la casa che si condivide con individui più o meno estranei è  oggetto di continue negoziazioni spaziali e semantiche, e uno dei campi in cui si esplicita tutto ciò è  decidere come e quando mantenere dignitosa quella manciata di metri quadri in cui si convive.

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A Roma poi si finisce per essere tutti fuoriposto per default: gli affitti alle stelle fanno lievitare il tasso di concentrazione di persone per metro quadro,a cui si aggiungono ospiti più o meno passeggeri come in ogni porto di mare che si rispetti. Tenendo anche conto dell’elevata frequenza con cui variano gli inquilini, è facile intuire la flessibilità delle regole sulle pulizie.

Le teorie – mai come in questo caso diametralmente opposte alla pratica – sono varie, e variabile è anche la loro efficacia, a seconda del fancazzismo dei soggetti interessati. Il classico dei classici sono i turni: una bella tabella settimanale affissa sul frigo. Ognuno ha il suo giorno e il suo spazio comune di cui occuparsi. Tralasciando la qualità dei servigi di ognuno – certifico l’esistenza di persone secondo le quali si passa prima lo straccio a terra e poi si fanno i sanitari – anche sul piano quantitativo una tale formula presenta falle che ne permettono un alta aggirabilità. C’è da dire che in aiuto dei più fortunati, spesso intervengono quegli adorabili pavimenti din  graniglia che sembrano appena puliti anche se non vedono sapone da mesi.

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Oltre ai coinquilini scomparsi per giorni interi, trasferiti a casa di amici o partner con cadenza settimanale in concomitanza con il proprio turno, esistono casi molto più creativi. Si racconta di individui dalla sopraffina astuzia che alle 4 del sabato notte concordano cambi di turno con il coinquilino reso  incapace di intendere e di volere dall’alcol, che si ritroverà senza volerlo a non rispettare le nuove normative.

Altri che dissimulano uno studio matto e disperatissimo solo in specifici giorni della settimana, o altri ancora che dopo aver ronfato tutto il giorno, pretendono di pulire la cucina alle ore 20.30, per poi auto flagellarsi per non poter compiere il proprio dovere di coinquilino modello dato che gli altri brutti sporchi e cattivi pretendono di cenare. Superfluo specificare che la perdita dell’attimo fuggente non implica il recupero dello slancio d’igiene in un momento successivo. Funziona come le occasioni della vita: i treni passano una volta sola, se ne parla la settimana prossima.foto (7)

A tale modus operandi pieno di palesi problemi, si oppone la strategia del povero illuso: “no vabbè ragazzi ma non c’è bisogno dei turni, ognuno quando vede sporco fa una passata, così stiamo sempre nel pulito e nessuno è vincolato ai turni”. Riconosciuti studi scientifici hanno dimostrato la totale inutilità di questo metodo, di solito proposto dai due estremi di fuorisede fuoriposto: o dallo zozzocronico che è solito fare aperitivo insieme alle sue amiche blatte e spera così di non pulire mai più o dal disadattato che ancora crede all’esistenza di babbo natale e dei coinquilini sinceri.

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La terza via per una casa migliore è la più estrema: cinque euro a testa a settimana e si paga un adorabile filippino che renderà la dimora degna della reggia di Caserta. Nonostante le innegabili resistenze a rinunciare a un aperitivo da Celestino per vivere in condizioni umane, si registrano casi di comunità di fuorisede disposti a questa salasso. Le complicazioni sono ulteriori: da chi rimane a casa mentre l’operoso migrante fa il suo lavoro, a chi pretende che quest’ultimo compensi anni di mancata igiene in 60 minuti.

Analizzate le oggettive difficoltà nell’organizzare la vita domestica, l’unica vera soluzione – e cioè rassegnarsi al fatto che le case non si puliscono da sole – è proprio l’unica che ogni fuorisede fuoriposto che si rispetti non si azzarda a contemplare: la paura di non riuscire a sviluppare un sufficiente numero di anticorpi prevale sulla condivisa necessità di condizioni igienico sanitarie minime.