si porta a roma… (non) comprare il pane

In capitale il pane se lo fanno pagare più caro della pizza. La panetteria sotto casa (Favole di Pane, ndr) si fa pagare anche 5 euro per un chilo di pane: si scrive “casereccio” e si legge “fa un sacco di briciole e dopo 4 ore è già secco”. Non voglio sapere a quanto vendano i panini conditi e il pane integrale.

E’ evidente che il fuorisede fuoriposto non può assolutamente considerare la possibilità del pane fresco. Ritiene immorale spendere diecimilalire O.O per un impasto di acqua e farina che nelle località natie del profondo sud costa circa un quinto. Giusto u na roba da grande cena di gala…

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A ciò si aggiunge l’ordine di problemi temporali: la discontinuità dei pasti del fuorisede tipo porterebbe il suddetto pane ad assumere le sembianze di una pietra, con somma gioia della solita coinquilina sfigata che ci fa montagne di pan grattato inutile.

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Dal pane ‘cortesemente sottratto’ in mensa (costo: zero euro) al classico pan bauletto chimico (1 euro o poco più), le soluzioni per nutrirsi di farinacei vari alternativi al pane sono molteplici e creative.

La piadina è stato il mio primo amore quando sono andato a vivere da solo: pochi secondi in padella ed è pronta. Insalata, sottiletta, salame e ti sembra di mangiare qualcosa degno di masterchef. Circa un euro per tre piadine con olio extravergine di oliva. E non scadono praticamente mai.

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I crostini invece hanno pro e contro. Anche se si mantengono nel tempo – fino a un certo punto in cui iniziano ad avere un vago sapore di polvere – anno la controindicazione dell’irritamento lingua e palato. Non so se è una questione solo mia, sta di fatto che limito il loro uso a quei rari minestroni invernali.

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Craker e grissini: questi davvero hanno vita eterna grazie agli incarti monodose. In molti sono scettici nel loro impiego per accompagnare un secondo, io posso dire di venerarli: ho perso il conto delle volte che sono stato salvato dalla presenza in dispensa dei “salatini” – si, dalle mie parti si chiamano così, embé?

La fresella – anch’essa declinata in innumerevoli varianti regionali – è un grande classico dei farinacei a lunga conservazione. Spesso portata dalle terre d’origine – perché “solo la nostra è buona le altre fanno tutte schifo” – soffre dello stesso problema polvere dei crostini. Must estivo coi pomodorini, sono stati avvistati tristi fuorisede che componevano la propria cena esclusivamente con aglio olio e fresella.

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Le baguette precotte del Tuodì. Queste sono una vera chicca. Fuori dal banco frigo, aggirandosi tra gli scaffali del Tuodì, è facile imbattersi in due baguette bianchicce, con data di scadenza ben oltre i tempi medi di un corso di laurea magistrale, a soli 60 centesimi. Ebbene, questi manufatti, se messi 10 minuti in forno si trasformano in pane fresco, appena sfornato in pieno Mulinobianco style. Giuro che non ci credevo. Unica raccomandazione: mai azzardarsi a leggere gli ingredienti… acqua e farina non sono più di tendenza a quanto pare.