si porta a roma… animali domestici improbabili

Come è noto, la convivenza tra fuorisede fuoriposto è spesso problematica. Più volte siamo tornati sulle difficoltà dovute alla collisione degli spazi vitali tra coinquilini. Ciononostante, esistono persone che includono nell’ambito del possibile il permettere a un animale non umano la convivenza con tutto il resto della combriccola.

Il più delle volte, credendosi in preda ad un guizzo d’astuzia, suddette persone non dichiarano negli annunci per affittare casa la presenza di tali esseri più o meno adorabili. E allora è un attimo che ti ritrovi al Pigneto entusiasta della stanza, fin quando non ti si para davanti un pitbul grasso e bavoso, in preda a crisi d’isteria dato che la casa non ha balconi dove far dare sfogo ai suoi istinti canini.

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E magari si trattasse sempre di cani e gatti! Ci sono amorevoli fuorisede fuoriposto che sono convinti di poter ricreare l’ecosistema della foresta amazzonica in un decadente appartamento di San Lorenzo. Se è vero il tasso d’umidità è più o meno lo stesso dei tropici, non sono gli stessi gli spazi, già precari e sporchi di per sé. Aggiungere animali veri al già alto tasso di animalità dei fuorisede fuoriposto può portare a risultati tragicomici.

E così ci vuole un attimo a ritrovarsi per casa un pappagallino super colorato che se tutto va bene cinguetta, nel peggiore dei casi strepita. La cagata d’uccello nella doccia appena tirata a lucido – dopo giorni di sporcizia e turni pulizia non rispettati – non ha prezzo, assicuro. Villa Torlonia richiede a gran voce che i suoi pappagallini ritornino tra le verdeggianti piante.

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Poi c’è chi non ha ancora realizzato di vivere al settimo piano di un alienante palazzone della tiburtina peggiore, e crede di poter allevare esotici rettili. Certifico che il coinquilino con l’iguana è la cosa peggiore che vi possa capitare: svegliarsi la mattina e credere di essere sul set di jurassic park non ha prezzo. E non crediate che optare per delle tenerissime tartarughine: se il fuorisede tratta i teneri anfibi come cura se stesso, il tanfo di tartaruga impiegherà al massimo 5 giorni per infestare l’intero quartiere.

Passando ai roditori non si ottengono significativi passi in avanti verso la civiltà. E’ notorio che spesso la tenerezza dell’animaletto è in rapporto di diretta proporzionalità con la sua puzza. Nell’immaginario collettivo dei fuorisede fuoriposto sono ancora note le gesta eroiche di Lenticchia, irresistibile criceto residente a Giulio Agricola venuto a mancare per essere affogato nel suo stesso lerciume. Un aneddoto per spiegare il tutto: la ruota su cui i primi tempi correva gioioso si era bloccata dopo poche settimane a causa del caos di paglia, escrementi e cibo che regnava nella sua minuta dimora di ferro.

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Non sto qui a narrarvi le esperienze di ermellini e conigili (vedi criceto al quadrato), acquari, serpenti (vedi iguana): è un attimo e si degenera nell’horror splatter. In chiusura, un suggerimento: prima di accogliere nelle sgangherate case di studenti un povero animaletto incosciente, fai   il test del basilico. Consiste nel comprare una piantina di basilico al supermercato e verificare in quanto tempo muore. Se dopo due settimane la piantina è già un lontano ricordo, ritorna ad occuparti di te stesso: riuscirci già sarebbe  un risultato degno di nota.