La capitale d’Italia è nota per una malattia infettiva che si contrae solo sul territorio capitolino. Sintomi: in una prima fase, mal di testa e senso di perdita dei riferimenti spazio temporali; il secondo stadio è caratterizzato da uno stato confusionale acuto e un forte mal di testa. Il terzo stadio della malattia è subito riconoscibile: il soggetto entra in una crisi isterica permanente, contraddistinta da strepiti, sudore freddo e bava alla bocca da cane rabbioso.
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Sto parlando della PANOTE, ovvero la PAtologia da NOdo roma TErmini, e cioè quell’inevitabile malattia che contrae chiunque abbia l’ardire di prendere la metro a Termini, punto di intercambio tra la linea A e la B, nonché stazione centrale della città.
Le cause? Un intricato dedalo di cunicoli, ascensori, scale mobili e corridoi, accessi vietati senza senso che – con l’ausilio di ridicole frecce a goccia – goffamente cercano di collegare i tre suddetti mezzi di trasporto, in un mix esplosivo condito da decine di inutili negozi in cui mai nessun abitante della capitale ha messo piede.
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Il tempo stimato per fare cambio da una linea della metro all’altra è di circa 11 minuti. Un lasso temporale in cui la Maria di Paolo Coelho si guadagnava da vivere. Undici minuti costellati da difficoltà di ogni tipo: ascensori fuori uso, scale mobili idem, ma soprattutto poveri turisti stranieri in fase acuta di PANOTE che non sanno dove cazzo andare e cercano – con gesti, gestacci e urla – di avere informazioni dai pendolari intenti nel battere il proprio personale record di “tempo di percorrenza nodo termini”, sentendosi molto Usain Bolt.
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Perché se per gli abitanti di Roma è una quotidiana sfida con se stessi e contro il tempo, per gli improvvidi visitatori trovare il filo della matassa chiamata Nodo Termini è un’impresa utopica. Si narra che nei meandri della metro B si aggirino ancora gli spiriti di cinque turisti giapponesi scomparsi nel 2006 e mai più ritrovati. In alcuni corridoi si sentono ancora le preghiere di tre monache cilene: mesi fa provarono a raggiungere San Pietro per salutare il ‘papa novo’. Sono ancora bloccate in ascensore.
Ovviamente a questo stato di cose il fuorisede fuoriposto – già strutturalmente restio a prendere la metro perché unico mezzo di trasporto per il quale è costretto a timbrare il biglietto – risponde con la solita creatività che lo contraddistingue. Autobus improbabili, cambi con tram immaginati, chilometri a piedi: tutto pur di non farsi infettare dalla temuta PANOTE, dopo la quale non riesci più a fare a meno della metro e
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del nodo termini e sei costretto a fare l’abbonamento dei mezzi, sommo oltraggio per ogni fuorisede che si rispetti.
E dire che solo il 17 aprile scorso il nodo termini è stato re-inaugurato, a poche settimane dalle elezioni comunali e dopo 3 anni di lavori e 63 milioni di euro. Ad oggi continuano a essere in fase di collaudo alcune ascensori e il nuovo look in stile Star Trek a già fatto rivoltare nella tomba Michelangelo, Bernini e Borromini. La credibilità di tale intervento di restyling può essere valutata ricordando che contestualmente fu annunciata l’apertura del primo tratto di linea metro C entro giugno. Questo post è datato 1 luglio 2013.