pillola cinecapitolina: 6 euro per il torino film festival a roma

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il poster del #tff31, disegnato da Gipi

A Roma funziona un po’ così: se non sei te che vai ai festival del cinema sparsi per l’Italia, è l’Anec Lazio che li porta in città. Da anni lo si fa per Venezia, quest’anno anche per il Torino Film Festival. Dal 2 al 4 dicembre – ossia oggi, domani e dopodomani: lo so che non hai cognizione del tempo e dello spazio – una selezione di 10 tra i film presentati a Torino sarà proiettata a Roma,

DOVE COME QUANTO

Ai cinema Greenwich (Testaccio), Sacher e Alcazar (entrambi Trastevere). Non zone propriamente da fuorisede fuorisposto, ma può andar bene così. Prezzo unico biglietti: 6 euro. E non ce ne frega niente che sei uno studente con le tasche bucate. Sufficientemente poraccio per film che difficilmente vedremo nelle sale italiane.

ESCLUSI I MIGLIORI

Tra le proiezioni notevoli, si segnala “La Battaglia di Solferino“, all’improbabile orario delle 18 di mercoledì 6: è tra i 10 film dell’anno secondo Cahiers du Cinéma. Peccato però: nel programma mancano i film che il mondo dei cinefili ha più apprezzato. Il vincitore “Club Sandwich e l’applauditissimo “Pelo Malo non sono in rassegna: oscure logiche distributive. Probabilmente li vedremo, forse, un giorno, in lingua originale, su qualche illegale sito di streaming.

si porta a roma… nanni moretti (prontuario da aperitivo)

A dieci giorni dai suoi sessant’anni, le dieci cose – in ordine sparso – da sapere su Nanni Moretti, colui che ha inventato (involontariamente?), smontato e (secondo molti) personificato il concetto di radical chic alla romana.

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A Roma è impossibile essere (leggi: riuscire a sembrare) studenti intellettuali di sinistra poveri e fuorisede senza conoscere alcune nozioni base sul regista che ha chiuso l’ultima disastrosa campagna di Bersani. Sia agli aperitivi giusti che a quelli sbagliati la citazione morettiana va colta e possibilmente fatta. Ecco un sintetico (e incompleto) prontuario per evitare di apparire troppo ‘radical’ o non abbastanza ‘chic’. E soprattutto per imparare a usare con scioltezza i termini ‘radical’ e ‘chic’ senza saper bene cosa si stia dicendo.

Insomma, se non hai voglia di leggere i 25.118 caratteri su wikipedia o non hai tempo di (ri)vedere gli 11 film che ha girato, per evitare cadute di stile può bastarti questo:

1. #Nanni60 è l’hashtag cult coniato da @annodavaarte e lanciato in top trends dalle classifiche di @farchibugi. Si è trasformato in un manuale esteso del sentire comune morettiano. Intreccialo con #cinePD per un’esperienza mistica.

2. ‘Faccio cose vedo gente’ (Ecce Bombo, 1978) è proprio la base. Di solito è (malamente) usato dai radical chic per descrivere con disprezzo i propri simili. E’ uno dei primi sintomi, un po’ come quando i pazzi urlano ‘IO NON SONO PAZZO!’

3. ‘Di’ una cosa di sinistra’ (Aprile, 1998) è la cit. più attuale. Anche perché D’Alema è ancora lì a dire cose poco ‘di sinistra’. Attenzione a citare correttamente: ‘una cosa’ per molti non vuol dire la stessa cosa di ‘qualcosa’.

4. È di Roma. Se mentre sorseggi il tuo spritz smanetti con lo smartphone di nascosto per cercare la curiosità, evita di apparire goffo a buffo: non è di Brunico (what?!). Wikipedia non ha sbagliato, è nato davvero in quel paesino dell’estremo nord, ma solo perché i genitori erano da quelle parti. A fine agosto. Sessant’anni fa.

5. ‘Spinaceto, pensavo peggio’ (Caro Diario – In Vespa, 1993) è irresistibile se usata dal neofilantropo di turno che vuole descrivere ‘il degrado delle periferie romane, abbandonate anche dalla sinistra’… e che magari non sa manco che la Vespa ha le marce.

6. ‘Te lo meriti Alberto Sordi’ (ancora Ecce Bombo, 1978) va usata con cautela. Prima accertati che al tuo tavolo non ci sia un estimatore del mielismo dell’ultim’ora. Uno di quelli che stanno tutto il tempo a chiedersi cosa sia arte e cosa no per arrivare alla conclusione che tutto è arte, Britney Spears inclusa. L’accezione antropologica di cultura ha fatto danni irreparabili.

7. Sacher è la torta che dà il nome al cinema e alla casa di produzione di Moretti. Qui vai sul sicuro, nessuna gaffe: si parla proprio della torta austriaca. Amatissima dall’autore, fa anche una comparsata in Bianca. Si, il dolce… fa la comparsa, embé?

8. ‘Mi si nota di più’ (non c’è due senza tre, Ecce Bombo, 1978 – non ti metto manco più il link, tié) l’abbiamo pensata un po’ tutti almeno una volta. Eppure c’è sempre qualcuno che riesce a dirla sul serio e quello che la mette in pratica. Osceni e imbarazzanti.

9. Capacità predittive: Papa dimissionario e Berlusconi condannato. Potrebbe capitarti che qualcuno faccia riferimento a poteri paranormali di Nanni Moretti. No, non è parente della Marchi, ma ha predetto le dimissioni del

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Papa (Habemus Papam, 2011) e i 7 anni di condanna a Berlusconi (Il Caimano, 2006). E no, non è la condanna di cui tutti parlano in questi giorni (processo mediaset, di terzo grado), ma una precedente (processo Ruby, di primo grado): non confonderti, non sono ammesse défaillance sul giaguaro.

10. (Bianca, 1984) è il tuo film preferito di Moretti. In questo modo non sbagli se proprio senti la necessità di aprir bocca senza averne visto nemmeno uno. Non dovrai dare spiegazioni perché nessuno oserà contraddirti. Se poi vuoi argomentare, butta lì ‘una Laura Morante in stato di grazia’, e stop. Prendila così, come un atto di fede. Non sarai il primo.

Ma per essere radical dalla testa ai piedi, pubblica in bacheca ‘Cambia todo cambia’ di Mercedes Sosa. Fioccheranno ‘mi piace’ come se non ci fosse un domani.

Ora se vuoi leggerti qualcosa di ben scritto su #Nanni60, cambia sito e beccati @lasoncini